Autore: Paolo Lucchetta
Pubblicato in VeneziaNews – n.217, settembre 2017, rubrica “:tracce”
Lingua: italiano
Porto Marghera100 si celebra quest’anno in un Paesaggio urbano alle soglie di profonde trasformazioni e considerato area decisiva per il futuro della città di Venezia.
Non è possibile, proprio per questo motivo, evitare di interrogarci sul significate di questo Paesaggio, termine che continua a permanere in uno stato di sostanziale indefinitezza, alla quale ognuno di noi non riesce a resistere alla tentazione di dare una propria persona le definizione.
Possiamo certamente condividere che si tratta di una parte di territorio che si abbraccia con lo sguardo, di un complesso di beni naturali che sono parte fondamentale dell’ambiente ecologico da difendere, conservare e sviluppare. Ma, soprattutto, pensando a Porto Marghera possiamo forse spingerci a comprendere che «Il Paesaggio ed il suo senso sono tutt’uno con la nostra memoria collettiva e parte inscindibile della nostra identità culturale; il nostro Paesaggio ci rappresenta, racconta il nostro passato e prenota il nostro futuro e dal suo racconto non è scindibile l’emozione, che accompagna la vita con i suoi miti, con i suoi simboli e con la sua estetica». (estratto dal bel saggio Paesaggio, Memoria Collettiva e Identità Culturale del semiologo Carlo Socco).
E alla ricerca di una migliore identificazione del nostro Paesaggio, in concomitanza con la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica de La Biennale di Venezia, come non ricordare Deserto rosso di Michelangelo Antonioni? Nell’ottobre del 1963 il grande regista ferrarese iniziò a Ravenna le riprese del film. L’anno seguente l’opera vinse il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia come migliore opera in Concorso. Il 4 aprile 1998 al Cinema Astoria di Ravenna il regista ricevette la cittadinanza onoraria e la città di Ravenna gli dedicò giornate di incontri e proiezioni che fornirono una panoramica approfondita sul rapporto tra il film, il suo regista e la città, con analisi riguardanti il linguaggio, l’arte, l’architettura, il paesaggio, l’industria, la memoria, la storia, l’immagine e la proiezione nel contemporaneo. Il capolavoro di Antonioni mise in primo piano il rapporto dell’essere umano con il Paesaggio attraverso lo sguardo. Tornando sui luoghi del film, tutto oggi è visibilmente cambiato. I cinquantaquattro anni passati hanno corroso silos e fabbriche e cambiato i colori, ma non hanno tolto la loro possibilità di seduzione; hanno solo fatto mutare la loro bellezza, che oggi vi risiede ancora, nella stratificazione dell’intervento dell’uomo.
Sicuramente Antonioni influenza lo sguardo di Rumore Rosso. Fotografie 1989-2000 (2001) di Marco Zanta, un progetto sul Paesaggio modificato di Porto Marghera nel mondo del lavoro: spazi, architetture, segni come punto di partenza per un percorso intimo e intenso nel quale la descrizione oscillava tra documentazione e astrazione, realtà e metafora. E ancor di più il pensiero di Paolo Costantini, curatore di Venezia_Marghera, Fotografia e trasformazioni nella città contemporanea (1994), una mostra che raccoglieva le immagini realizzate da quindici fotografi italiani nell’ambito di un progetto di lettura dell’area di Marghera, punto cruciale di una riflessione molto complessa ed estesa, ossia l’attualizzazione della nozione di Paesaggio, che comportò il fare i conti con nuove situazioni. In particolare, il vasto territorio urbanizzato e differenziato che si estende oltre i limiti della città storica, poneva e pone nuovi interrogativi e sembra ancora oggi esigere un nuovo sguardo, libero da pregiudizi, capace di confrontarsi con i “terrain vague” e periferie storiche, con zone industriali e parchi tecnologici, con nuovi manufatti, nuove ipotesi d’uso, oltre che con le strategie delle loro possibili trasformazioni.
Se questo Paesaggio ibrido rappresenta ormai lo scenario della nostra vita quotidiana, la sua descrizione fotografica rimane problematica, quanto carica di straordinarie opportunità.
Il binomio Venezia/Marghera, con le straordinarie tensioni tra natura, artificio e storia che presenta, ha esaltato questo diverso concetto di Paesaggio, questa diversa idea di città. Ha forzato una liberazione dello sguardo, attento alla molteplicità e alla consistenza delle differenze, e capace di rovesciare gerarchie, luoghi comuni, contribuendo al tentativo di descrizione e decifrazione di profondi mutamenti: quelli avvenuti, che hanno portato alla configurazione attuale del Paesaggio alle porte di Venezia, e quelli che si annunciano ora sulla soglia.
Come ben evidenziava Marino Cortese in una mostra curata da Sandro Mescola nel 2000, Identificazione di un paesaggio. Venezia – Marghera. Fotografia e trasformazioni nella città contemporanea, «… I finanzieri, i politici, gli industriali e gli ingegneri che cento anni or sono davano vita ad una delle intraprese produttive più significative del secolo a tutto pensavano fuorché a disegnare il Paesaggio. Più che architetti, a Porto Marghera operarono esclusivamente esperti di processi industriali e per lunghissimi decenni questa metropoli di lamiera e cemento fu solo lo stabilimento per dirigenti, operai, tecnici, fornitori, appaltatori, occasione di grande creatività, di grande fatica, di sofferenza, di lavoro e di ricchezza. Marghera non è Paesaggio naturale, né creazione architettonica fatta per riposare l’occhio e rasserenare lo spirito; è piuttosto provocazione che rimanda direttamente alla condizione umana e del lavoro, quale è stata ed è oggi, nel vero di una vita quotidiana fatta di capannoni e gru, elettrodotti e oleodotti, strade e binari, fumi e polvere».
È quindi in particolare una tra le varie iniziative di PortoMarghera100 che ci sembra in linea con la ricerca sul Paesaggio, rappresentando un’opportunità unica rivolta alle Scuole, alle Università, alle Associazioni culturali, agli Ordini professionali e alla Cittadinanza. Si tratta di un programma di visite guidate per conoscere la realtà industriale, portuale e di servizio, le fabbriche, le produzioni vecchie e nuove, le innovazioni tecnologiche, il lavoro quotidiano, che fanno di questo Polo produttivo e commerciale tra i più grandi d’Europa una risorsa imprescindibile per Venezia oggi come ieri, con uno sguardo verso il futuro. Gli itinerari – prenotabili online dall’1 settembre sul sito www.portomarghera100.it – via terra e via acqua, si svolgeranno da fine settembre a novembre 2017 con partenza dal Padiglione Antares di VEGA Parco Scientifico Tecnologico di Venezia, dove verrà allestito un Centro documentale e informativo per una prima introduzione, a cui seguiranno poi le visite in barca o in bus.
Il Paesaggio si presenta, dunque, attraverso i suoi percorsi che in ogni tipo di Paesaggio hanno un modo tipico di raccontare, di guidare la lettura: il percorso e appunto la sequenza di lettura del Paesaggio. La tutela del Paesaggio sta quindi anche nella tutela delle strutture sequenziali dei suoi percorsi tipici, una rappresentazione dei suoi diversi tipi di unità e del reticolo dei percorsi, che ne consentono e ne disciplinano la lettura. Comprendere il Paesaggio, cercare di capirne la sua essenza e il suo valore, vuol dire connettersi con quel sentire che si manifesta nel ventaglio sfumato delle nostre emozioni, tra il passato e il futuro di Porta Marghera. L’architettura del Paesaggio, infatti, superando i limiti disciplinari e le rigide differenziazioni delle varie scale d’intervento progettuale, tende comunque ad ampliare il suo più classico ambito di pertinenza per cercare di acquisire il valore e il significate specifico di “arte del luogo”: una sovrapposizione di valenze estetiche, funzionali e simboliche orientate a tentare di prefigurare e restituire, attraverso nuove esperienze progettuali, le relazioni multiple possibili tra architettura, arte e natura. Dagli interventi diffusi su tutto il territorio in città come Barcellona o Lione ai progetti puntuali di riqualificazione urbana portati avanti da architetti-paesaggisti, dai grandi parchi naturali ai progetti di riconversione bio-ecologica di ampie zone inquinate, dai parchi urbani, luoghi di nuove centralità e densità di valori, fino alle sperimentazioni di veri e propri Paesaggi infrastrutturali, il progetto del Paesaggio può divenire una sorta di ‘spazio critico’ in cui sondare diversi terreni di ricerca al fine di realizzare nuovi possibili scenari urbani.