Rizzoli Galleria: la rilettura degli spazi architettonici, le Stanze del Libro e il Design per la Lettura.

Settore

Arts & Culture

Cliente

RCS spa

Luogo

Galleria Vittorio
Emanuele II, Milano,
Italia

Apertura

Novembre 2014

Tipologia

Aggiornamento
e ri-allestimento degli spazi

Superficie lorda

1058 mq.

Architetto

Paolo Lucchetta

Architetti/Designer

Michele Marchiori
Silvia Ferrari
Vanessa Filippetto
Giovanna Fanello

Main contractor

Essequattro spa

Con

Project Informatica srl
(progettistica impianti multimediali)

Fornitori

Reggiani spa (lighting); Skema (pavimenti); Moormann, Cassina, Vitra (arredi speciali); Universal Selecta (scala); Maspero Elevatori (ascensore); Erregi (impianti elettrici); Edilpietro (opere civili)

Categoria

Architettura
Concept di Interior Design

Fotografie di

Marco Zanta

Fa piacere pensare che ridisegnare la libreria Rizzoli all’interno della Galleria Vittorio Emanuele di Milano non sia un tema esclusivamente relativo all’architettura ma che riguardi anche e soprattutto questioni di estetica delle relazioni, traiettorie di segni tra luoghi, cose e persone. Le persone si incontrano nell’architettura e in questo senso le librerie sono architettura, assumendo un significato unico e distintivo di attualità anche nell’era digitale.

Le librerie Rizzoli sono uniche, luoghi di passione per le arti e per il bookselling, con una particolare attenzione ai dettagli, che offrono agli amanti del libro, prodotti e servizi in un ambiente accogliente, con un enorme selezione di libri esposti con stile e allo stesso tempo una generosa offerta di fascino, passione, creatività e varietà.

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Saper vedere e raccontare l’unicità dell’esperienza attorno alla lettura, ha costituito dunque la vera sfida del progetto, il suo significato più ambizioso. Fin dalla prima stesura, il senso del dettaglio ha ispirato molte delle scelte che riguardano nuove e vecchie suggestioni materiali: a partire dalla rilucidatura delle maniglie in ottone a forma di “R”, e proseguendo con la finitura delle pareti nella particolare tonalità del colore bianco suggerito dalla sovrintendenza per il restauro degli intonaci delle facciate della galleria, con il colore “blue ink” della pavimentazione ceramica posata secondo gli schemi Chevron delle biblioteche francesi, e con il ciliegio americano dei mobili-libreria dei Rizzoli Building di Fifth Avenue e di West 57th Street e con altro ancora, tutti gli elementi del progetto sono stati ispirati da nostalgie, citazioni, e allo stesso tempo da nuove visioni e scenari contemporanei.
Partiamo dal luogo: il retail è considerato un’area in continua evoluzione nella quale l’uso consuma velocemente ogni spazio, provocando una lenta obsolescenza in cui la sospensione del tempo ha come conseguenza quella di collocare i luoghi in una stasi in cui alcuni valori si conservano intatti, e altri mostrano potenzialità non scontate. Questa sensazione delle potenzialità di rilettura dell’architettura del 1877 di Giuseppe Mengoni e dei successivi allestimenti fino alla libreria ristrutturata nel 1999 ha guidato tutte le scelte dell’adeguamento funzionale dello spazio, con la costante attenzione a considerare l’eccezionalità del luogo.

Nei negozi della galleria, non sono gli elementi decorativi dell’architettura l’unico carattere dominante ma più significative sono le proporzioni e l’articolazione degli spazi interni: le ampie aperture vetrate sottolineate da archi e volte, l’ampiezza del piano interrato pari a quella del braccio della galleria, le corti interne del piano primo, i vuoti geometrici ottagonali, emblema compositivo dell’intero progetto di Mengoni. Questo tema della scoperta e valorizzazione di spazi inediti corrisponde ad un carattere della città di Milano, città particolare che si esprimeva più in ciò che celava che in ciò che esponeva. Alle facciate dei monumenti storici, la città contrapponeva un “dietro le quinte” tutto suo, dove non era il singolo edificio a contare ma la qualità diffusa attraverso la scoperta della bellezza nascosta delle sue corti, dei vuoti geometrici in cui la natura collettiva si rafforzava, replicandosi.
Oltre all’intenzione di rileggere e valorizzare le relazioni spaziali dell’edificio originale, il progetto prevede un innesto di nuova architettura costituito da una scala pedonale e da un ascensore, ideati utilizzando tecnologie d’avanguardia per ridurre al minimo la visibilità della struttura e per garantire la migliore trasparenza con vetri ultrachiari. Alla comunicazione verticale tra i piani ed alla visione di prospettive inedite all’interno dell’architettura corrisponde l’essenza del progetto distributivo dello spazio e l’articolazione dello stesso in Stanze del Libro che, ritagliate nell’architettura, si offrono alla comunità dei lettori come delle vere specializzazioni tematiche di cui sia possibile leggere i dettagli ed i valori della selezione dei libri.

Ma oltre alle questioni spaziali, il vero cuore del progetto sta nella dimensione del design per la lettura, che proprio a Milano ha visto una straordinaria generazione di designer dedicare al libro alcune delle loro produzioni migliori, qui selezionate ed allestite assieme a nuovi elementi espositivi disegnati ad hoc per la nuova Libreria Rizzoli, come un omaggio ad un valore originale ed eterno della città. Particolarmente curata la modellazione della luce al fine di esprimere l’anima dello spazio e sottolineare i criteri espositivi delle stanze dei libri, attraverso le collezioni di lampade di Viabizzuno ed Ingo Maurer, e l’illuminazione tecnica delle lampade a LED di produzione Reggiani.
In particolare, i nuovi mobili-libreria sono stati ispirati soprattutto da un lungo e appassionato lavoro di ricerca e dal confronto reale con i segreti del mestiere di libraio, figura centrale di un luogo in cui il fattore umano rappresenta l’anima delle relazioni, lavoro ricco di competenze culturali e sapienza diplomatica che si esprime attraverso un’attitudine non banale di sapere esporre i libri con arte. A questo mestiere sono dedicate molte soluzioni tecniche che consentono ai librai di raccontare le proposte editoriali in una variegata serie di modalità espositive e che costituiscono l’opportunità dei diversi allestimenti delle Stanze del Libro.
Immagini, parole, testi, finestre digitali sono posizionati con cura all’interno dello spazio per accompagnare l’esperienza degli amanti del libro tra informazioni e nuove ispirazioni, con la possibilità di utilizzare numerose postazioni di lettura, tavoli di consultazione ed eventi dedicati alla lettura. Per tutti questi motivi, ridisegnare una libreria non può essere solo un esercizio stilistico della professione di architetto. E la conseguenza è che sottrarre i luoghi alle trasformazioni occasionali per considerarli nel loro insieme, rende possibile guardare con occhi nuovi ai valori di ciò che ci circonda e d’immaginare attraverso i progetti degli spazi pubblici, a cui a tutti gli effetti le librerie appartengono, una nuova cultura della conoscenza che sulla vecchia appoggi fortemente le sue radici.

Sono presenti nuove e vecchie suggestioni materiali: a partire dalla rilucidatura delle maniglie in ottone a forma di “R”.

Saper vedere e raccontare l’unicità dell’esperienza attorno alla lettura, ha costituito dunque la vera sfida del progetto, il suo significato più ambizioso. Fin dalla prima stesura, il senso del dettaglio ha ispirato molte delle scelte che riguardano nuove e vecchie suggestioni materiali: a partire dalla rilucidatura delle maniglie in ottone a forma di “R”, e proseguendo con la finitura delle pareti nella particolare tonalità del colore bianco suggerito dalla sovrintendenza per il restauro degli intonaci delle facciate della galleria, con il colore “blue ink” della pavimentazione ceramica posata secondo gli schemi Chevron delle biblioteche francesi, e con il ciliegio americano dei mobili-libreria dei Rizzoli Building di Fifth Avenue e di West 57th Street e con altro ancora, tutti gli elementi del progetto sono stati ispirati da nostalgie, citazioni, e allo stesso tempo da nuove visioni e scenari contemporanei.

Oltre all’intenzione di rileggere e valorizzare le relazioni spaziali dell’edificio originale, il progetto prevede un innesto di nuova architettura costituito da una scala pedonale e da un ascensore, ideati utilizzando tecnologie d’avanguardia per ridurre al minimo la visibilità della struttura e per garantire la migliore trasparenza con vetri ultrachiari. Alla comunicazione verticale tra i piani ed alla visione di prospettive inedite all’interno dell’architettura corrisponde l’essenza del progetto distributivo dello spazio e l’articolazione dello stesso in Stanze del Libro che, ritagliate nell’architettura, si offrono alla comunità dei lettori come delle vere specializzazioni tematiche di cui sia possibile leggere i dettagli ed i valori della selezione dei libri.

Particolarmente curata la modellazione della luce al fine di esprimere l’anima dello spazio e sottolineare i criteri espositivi delle stanze dei libri, attraverso le collezioni di lampade di Viabizzuno ed Ingo Maurer, e l’illuminazione tecnica delle lampade a LED di produzione Reggiani.
In particolare, i nuovi mobili-libreria sono stati ispirati soprattutto da un lungo e appassionato lavoro di ricerca e dal confronto reale con i segreti del mestiere di libraio, figura centrale di un luogo in cui il fattore umano rappresenta l’anima delle relazioni, lavoro ricco di competenze culturali e sapienza diplomatica che si esprime attraverso un’attitudine non banale di sapere esporre i libri con arte. A questo mestiere sono dedicate molte soluzioni tecniche che consentono ai librai di raccontare le proposte editoriali in una variegata serie di modalità espositive e che costituiscono l’opportunità dei diversi allestimenti delle Stanze del Libro.

Immagini, parole, testi, finestre digitali sono posizionati con cura all’interno dello spazio per accompagnare l’esperienza degli amanti del libro tra informazioni e nuove ispirazioni, con la possibilità di utilizzare numerose postazioni di lettura, tavoli di consultazione ed eventi dedicati alla lettura. Per tutti questi motivi, ridisegnare una libreria non può essere solo un esercizio stilistico della professione di architetto. E la conseguenza è che sottrarre i luoghi alle trasformazioni occasionali per considerarli nel loro insieme, rende possibile guardare con occhi nuovi ai valori di ciò che ci circonda e d’immaginare attraverso i progetti degli spazi pubblici, a cui a tutti gli effetti le librerie appartengono, una nuova cultura della conoscenza che sulla vecchia appoggi fortemente le sue radici.

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